Intervista al M° Alessandro Chiancone.

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(Pubblicata sul sito 100% Martial Arts)

“Buon giorno M° Alessandro Chiancone, grazie per averci concesso una breve intervista. Dove nasce la sua passione per le arti marziali e cosa l’ha spinta a dedicarsi all’ Aikido?”

Per me l’Aikido è stato il punto naturale d’arrivo, dopo una lunga pratica di Judo (dall’età di 5 ai 32 anni) interrotta dagli immancabili ed innumerevoli infortuni dell’attività agonistica e seguita da un periodo di “riconquista del corpo”, attraverso il ThaiChiChuan e il ChiQong. E’ stata la mia insegnante di TaiChi, dopo una pratica di 3 anni, a consigliarmi di iniziare a studiare Aikido, in un dojo a Barcellona. Poi l’incontro con il maestro Stephane Benedetti a Palma de Mallorca, nel 1987 ed un anno di studio in Francia, come “uchi deshi” ovvero allievo interno, con Stephane e Nobuyoshi Tamura…

“La sua più grande soddisfazione legata alle arti marziali?”

Avere nel mio dojo degli allievi di 65 anni che vengono a praticare per la prima volta, e che continuano a farlo. E’ facile correre a 300 km/h con una Ferrari  nuova di zecca, ma è un’ altra cosa affrontare un rally con una macchina d’epoca.

“Come è cambiato o come si è evoluto il suo modo di praticare arti marziali nel tempo?”

Dicono che il tempo è galantuomo e che con gli anni tutto si aggiusta.Mai cosa più vera e saggia fu scritta,  soprattutto per ciò che riguarda la pratica del Budo.

Io mi reputo fortunato. Sono arrivato a ciò che considero l’essenza del budo, dopo un lungo ed intenso percorso che mi ha permesso di togliermi tutti gli “sfizi giovanili”  strada facendo.

Ho cercato, e fortunatamente ho trovato, una fonte da cui imparare. Una fonte incontaminata che deriva il più direttamente possibile da Morihei Ueshiba, O-Sensei, il fondatore dell’Aikido. Una fonte che mi ha insegnato la pigrizia intelligente e costruttiva, assieme a una paura altrettanto intelligente e costruttiva. Questi concetti non possono essere compresi facilmente in giovane età.

Quindi, riassumendo, direi che il mio Aikido con il tempo è diventato Pigro e Pauroso.

 “A chi consiglierebbe la pratica delle arti marziali?”

 A tutti coloro che non hanno paura della depressione da insuccesso ed a tutti coloro che hanno problemi nel socializzare con il prossimo.

“Chi è il suo punto di riferimento?”

 Io ho studiato e continuo a farlo con Nobuyoshi Tamura, Yoshimitsu Yamada e Stephane Benedetti. Sono tre grandi interpreti nel mondo dell’Aikido. Non li copio, non ne sono capace, li guardo ed a volte non vedo, ma il solo fatto di stare loro vicino mi regala qualcosa di speciale. Ricercare quel “qualcosa”, fa sì che questo gioco non abbia mai fine. Fantastico!!!

“In un caso reale, secondo lei, l’Aikido è efficace e perché?”

 L’Aikido studia la strategia del movimento.  Quindi, nel caso qualcuno ci attacchi… tenkan, ovvero “girare su se stessi”… e via di corsa. Meglio se indossando un paio di Nike, o un’altra buona marca di scarpe da running. E ancora meglio se prima si è smesso di fumare.

L’unica arte marziale efficace si chiama prevenzione, di qualsiasi situazione anche vagamente o potenzialmente pericolosa. L’Aikido può insegnare questo concetto.

 “Ha un consiglio da dare a chi pratica Aikido o in generale arti marziali?”

 All’inizio della pratica, non cercare di capire, ma semplicemente fare. Un po’ come buttarsi in piscina per bagnarsi, non per nuotare. Poi con il tempo, a forza di ritrovarsi nell’acqua, uno si accorge che può essere utile saper galleggiare. E visto che galleggiare è possibile, perché non provare a nuotare? Se sai nuotare, allora sì che dà soddisfazione fare il “morto”…

Una cosa è veramente importante: scegliere attentamente il dojo, la scuola, il riferimento da seguire. Non lasciarsi trasportare dalle mode o dalla facile comodità.

L’Aikido non é un corso trimestrale di “self-qualsiasicosa”.

L’Aikido è per tutta la vita e per qualcuno, è la vita.